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Real-time data processing: quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare

Antonio Grasso
4 min readDec 10, 2020

#IBMPartner

Ogni volta che preleviamo da uno sportello bancomat, oppure ogni volta che acquistiamo con la carta di credito, entriamo a far parte di un complicato processo di richiesta di autorizzazione fatta ai computer centrali dell’istituto finanziario. Il computer deve verificare che la nostra richiesta sia autorizzabile e deve provvedere gli estremi dell’autorizzazione per poi successivamente registrare la transazione. Nei fatti, lo sportello bancomat o il POS non fanno verifiche approfondite, verificano pochi elementi di riscontro locali, il grosso dell’elaborazione viene fatta sui computer che non si vedono.

Fin qui tutto semplice, sembra un processo veloce e senza ostacoli.

Se però andiamo ad analizzare il numero di operazioni fatte dal computer centrale e le moltiplichiamo per il numero di sportelli bancomat installati dalla banca il discorso cambia. E se a questo uniamo il numero di POS installati nei punti vendita, non possiamo fare a meno di notare che il risultato delle verifiche da condurre è un incubo e dev’essere vissuto in tempo reale. Non possiamo pretendere che il correntista o il consumatore attendano perché i computer centrali sono intasati di richieste.

Si chiama Real-time Data Processing, ovvero essere capaci di processare immediatamente quella specifica richiesta, in tempo reale, adesso.

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Antonio Grasso
Antonio Grasso

Written by Antonio Grasso

Author, technologist, sustainability advocate | FRSA | B2B digital creator & influencer | Founder & CEO @dbi.srl

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